Stavolta sarò politicamente scorretto (II)

Messo da parte il PD, ora è il momento di parlare dei grillini.

Il Movimento 5 Stelle ha avuto un successo che pochi avevano previsto. Ho già espresso la mia opinione su Grillo e i suoi sostenitori in questo articolo un bel po' di tempo fa. Credo sia venuto il momento di integrare la mia analisi.

I partiti (pardon: movimenti) come quelli di Grillo nascono in seno ad una democrazia moderna quando i partiti tradizionali non si dimostrano più in grado di rappresentare e fare gli interessi dei propri elettori. Il loro ruolo è quello di proporre un'alternativa, valida o meno, ai partiti egemoni. In questo modo, questi ultimi sono costretti a rimanere fedeli alle proprie promesse e fare i 'bravi' per non invogliare gli elettore ad esercitare un voto di 'protesta' in favore dei movimenti alternativi. Solitamente, non sono quindi destinati a ricoprire un ruolo centrale nei giochi della politica, ma esercitano solo una funzione di controllo nei confronti dei partiti più grandi. Non sono una chiara espressione di una parte della società civile, ma solo la manifestazione di un meccanismo democratico.

Visto il risultato delle ultime elezioni, questa definizione non può essere più applicata al Movimento 5 Stelle. Quando nel 2007 nacque il movimento, incarnava tutte le caratteristiche di questi 'movimenti di protesta' ma non rappresentava una reale minaccia per PD, PDL & co. Vista la grossa crescita che i grillini hanno avuto nelle consultazioni precedenti all'ultima, il PD ha cominciato a comportarsi da partito egemone minacciato quale era: si è giustamente organizzato con primarie, confronti e programmi elettorali che rispondevano alle esigenze reali della gente. Il PDL, al contrario, ha puntato tutto sul rilancio della figura di Silvio, lasciando da parte quelle che dovrebbero essere le prerogative di un partito rappresentativo. In una democrazia 'scolastica', questo tipo di scelte avrebbe dovuto premiare il PD: la sua coalizione avrebbe ottenuto la maggioranza necessaria per governare e il Movimento 5 Stelle avrebbe svolto il suo ruolo di controllo direttamente nel Parlamento.

Sappiamo però che non è andata così. Il mio perché l'ho già espresso all'inizio dell'articolo (vedi prima parte). Quindi adesso ci ritroviamo in Parlamento 163 parlamentari senza alcuna esperienza politica e di cui non abbiamo avuto modo di testare le competenze in campagna elettorale. Rinunceranno ai rimborsi elettorali e sono incensurati non c'è alcun dubbio, ma possibile che basti solo questo per poter essere un buon rappresentante per i cittadini italiani?

In effetti, Grillo ha fatto di tutto per convincerci a non votare il proprio movimento, ma gli italiani non ci sono cascati: ha ideato un programma populista e di dubbia realizzazione in molti suoi punti; ha impedito ai suoi candidati di confrontarsi con gli altri candidati come invece impongono le regole di una sana democrazia; gestisce il movimento in maniera dittatoriale sbattendo fuori tutti quelli che non la pensano come lui; ha permesso che si candidassero persone giovani e inesperte facendo credere che bastasse una laurea per essere competenti; non ha mai risposto alle domande sulle ombre su di lui e su Casaleggio e ora che ha i suoi in Parlamento li comanda a bacchetta dicendo cosa devono o non devono votare.

Non è colpa sua. Sono gli italiani che gli sono andati dietro imperterriti. Hanno preferito dare un voto al buio piuttosto che assecondare un cambiamento graduale e rinnovare anche solo parzialmente la fiducia a quei politici che hanno dimostrato di saper fare il proprio lavoro. Ora, voi mi direte riguardo ai partiti: "le occasioni le hanno avute e le hanno sprecate", "è solo un cambiamento di facciata per lasciare tutto com'è", "tanto poi fanno l'inciucio con Berlusconi per rimanere attaccati alla poltrona", "in realtà non c'è stato nessun cambiamento e sono sempre i soliti", "la colpa di questo è dei partiti perché hanno fatto perdere la fiducia agli italiani". Pensatela come volete, ma per me questi rimangono tutti atteggiamenti populisti, sterili e inutili.

L'italiano medio è troppo occupato per interessarsi seriamente alla politica, ma non gliene possiamo dare una colpa: tutti i giorni deve sopravvivere al traffico cittadino per andare a lavoro, o cominciare a rovistare fra annunci su internet e giornali per trovarne uno; i genitori devono stare dietro ai figli e destreggiarsi fra pannolini sporchi, bollette da pagare e mutuo da estinguere; quei giovani che non si sono ancora bruciati il cervello con roba tagliata male o che non sono ancora espatriati, passano tutti il tempo a preoccuparsi del proprio futuro pensando in quale paese scappare dopo la laurea ottenuta dopo 2 anni fuori corso; al parco, i vecchi si lamentano fra di loro di non avere più i soldi per comprare le figurine al nipotino commentando anche le ultime notizie di cronaca nera dei telegiornali.

Perché la gente così dovrebbe mettersi lì e provare a capire tutti i meccanismi di una buona politica? Perché dovrebbe farlo, quando c'è già qualcuno con un carattere carismatico che pretende di spiegargliela? È più semplice farsi insegnare le cose dagli altri piuttosto che capirle per conto proprio. Il problema è che, chi te le spiega, fa apparire tutte le altre versioni errate. Chiunque abbracci una 'buona politica' differente dalla tua diventa un ignorante. I partiti che non condividono questa visione diventano quindi 'macchine del potere', utili solo a permettere a certi individui di mantenersi un posto fisso da politico di professione.

Si passa così dalla politica dei contenuti e delle idee alla politica dei meno-peggio. Tutti votano il meno-peggio. Non quello che considerano migliore. A queste elezioni, credo che gli italiani abbiano ragionato più o meno in questo modo:
- Grillo è il meno-peggio perché ha candidato gente nuova e giovane che non ha niente a che fare con quei vecchi partiti che ci hanno portato in questa situazione;
- Berlusconi è il meno-peggio perché per lo meno è simpatico (e poi si sa che i magistrati sono tutti comunisti e lui è l'unico ad avere il coraggio di dirlo);
- Monti è il meno-peggio perché per lo meno lui è competente e ha salvato l'Italia anche se ha fatto qualche errore;
- il PD è il meno-peggio perché non è un partito ad personam, ma Bersani è il peggior candidato che potevano trovare perché è in politica da 20 anni; quindi voto Grillo che dice più o meno le stesse cose ma candida gente nuova.

I 5 stelle devono il loro successo non tanto a dei loro meriti particolari o per i de-meriti degli altri partiti (come ero convinto un tempo), ma più semplicemente per le mancanze di buona parte degli elettori: la politica non riesce più a ricoprire un  ruolo centrale negli interessi della popolazione perché gli italiani sono stremati e sopraffatti dalle proprie lotte quotidiane. Basta, quindi, indicare un colpevole verosimile per questa situazione di precarietà ed ecco che ottieni milioni di elettori pronti a votarti risparmiandogli la fatica di capire cosa realmente è politica. È da qui che nascono i vari: "la colpa è della vecchia dirigenza del partito", "la colpa è di Monti e del suo governo", "la colpa è di Berlusconi", "la colpa è dei comunisti", "la colpa è della sinistra", "la colpa è di Grilllo, dei grillini e di Casaleggio" ecc. ecc.

Si lanciano accuse di continuo ma non si propongono soluzioni. Se ci si prova, si viene ignorati o sommersi di nuove accuse. E la colpa, quella vera, di tutto questo è solo di noi italiani, indipendentemente da chi abbiamo votato.

Domani pubblicherò l'ultima parte in cui chiuderò le mie riflessioni sia sul PD che sul M5S. Finora ho solo analizzato quella che è la realtà oggi. Date queste premesse, la prossima volta spiegherò come vorrei che fosse la realtà italiana in futuro...

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