Nuovi treni, vecchi pendolari e soliti problemi...

È stato annunciato per metà aprile l'attesissimo esordio di Italo, il treno voluto e finanziato da Montezzemolo e Della Valle. Questa è la prima volta che Trenitalia ha un diretto concorrente di mercato per le tratte nazionali poiché finora ha avuto il monopolio assoluto sia sulla gestione della rete dei binari che sulla erogazione del servizio di trasporto passeggeri. Questa nuova prospettiva dovrebbe aprire nuove frontiere per la concorrenza a beneficio dei consumatori, poiché il nuovo treno dovrà cercare di crearsi una sua clientela, mentre Trenitalia sarà interessata a tenersi i suoi "fedelissimi"; questo comporterebbe per noi consumatori la possibilità di scegliere, servizi più efficenti, offerte promozionali vantaggiose e soprattutto un abbassamento dei prezzi (logiche di mercato, guerra di prezzo, concorrenza perfetta, per chi mastica un po' di microeconomia). Tutto questo però sarà limitato alle tratte servite da entrambe le aziende, ovvero le tratte nazionali più frequentate, quelle degli affari che colegano i nostri maggiori centri politici ed economici (la tratta Milano-Bologna-Firenze-Roma per intendersi).

Il trasporto regionale rimarrà invece monopolio esclusivo delle Ferrovie dello Stato. Quindi i benefici ricadranno solo su chi poteva già permettersi di viaggiare su un Frecciarossa o Frecciargento abitualmente pagando un biglietto del treno dai 25 ai 114 €.

Che confusione, sarà perché tifiamo...

I recenti avvenimenti riguardanti la Tav in Val di Susa hanno tirato fuori il peggio di noi italiani. Come troppo spesso accade, ci siamo divisi in due tifoserie (una a favore e l'altra contro) e ciascuna delle due porta avanti ottusamente la propria posizione snocciolando di continuo dati e argomentazioni contrastanti. 


Da una parte, chi denuncia i danni ambientali, dall'altra chi minizza la questione garantendo un corretto smaltimento degli scarti degli scavi; chi si appende ad un traliccio come atto dimostrati rimanendo folgorato, facendo quasi la fine di un martire, e chi incolpa la polizia perché cercava di farlo scendere dopo il suo gesto scellerato; e poi c'è invece chi si dimostra talmente imbecille da farsi riprendere mentre provoca deliberatamente un agente accreditando le tesi dei manifestanti ignoranti e violenti come la politica sembra voler farli passare. Tutto questo è puramente inutile e dispendioso, sia che per chi manifesta che per lo Stato. 



Noi Giovani e la politica...

Chissà quanti di voi sanno cosa significa il termine "politica". Secondo Wikipedia "La politica, secondo un'antica definizione scolastica, è l'Arte di governare le società.". Io la vedo più semplicemente come un insieme di principi in base ai quali cui si prendono delle decisioni. Le conseguenze di queste decisioni ricadono poi sulle persone o su gruppi che risiedono in determinati confini. La politica è, dunque, una linea guida, un tracciato o un indirizzo che regola e influenza i rapporti che intercorrono fra più individui e permette la creazione di comunità eterogenee formate da soggetti differenti fra loro con in comune solo alcune peculiarità. Lasciando i paroloni da parte, vorrei adesso concentrarmi su come i ragazzi della mia e delle successive generazioni percepiscono la politica. 


 La cultura politica della mia generazione nasce durante il “ventennio” berlusconiano. Eravamo ancora in fasce quando il terremoto politico dei primi anni '90 sconvolgeva e cambiava radicalmente l'assetto dei partiti. Oggi non ci sono più partiti di massa, espressione di vere realtà sociali caratterizzate da disagi e problemi tipici di una classe sociale e fedeli a una ideologia diffusa. Adesso i partiti sono strutture in cerca di larghi consensi i cui esponenti si mostrano come unici in grado di assicurare un alto benessere ai propri elettori, prive di una qualunque ideologia di fondo e troppo spesso incapaci di cogliere i disagi sociali e comprendere i reali problemi del Paese. Noi giovani conosciamo solo questo tipo di partiti. Vediamo la realtà politica come una realtà lontana e irraggiungibile e i politici come personaggi folkloristici tutti simili fra di loro che inseguono solo il loro tornaconto e se ne fregano del nostro futuro. 

Veri "Eroi"?

Oggi come oggi fare il proprio dovere è diventato qualcosa di straordinario. Abituati a comportamenti deplorevoli e di dubbia moralità con i quali i media vanno a nozze, la notizia di qualcuno che compie semplicemente il proprio dovere o fa semplicemente quello che deve fare, diventa un eroe nazionale. La storia recente ci porta numerosi esempi: il comandante De Falco della Capitaneria di Porto, che ha “fortemente incoraggiato” quella volpe di Schettino a tornare a bordo della nave che stava affondando insieme agli altri passeggeri; oppure Simone Farina, il calciatore del Gubbio che ha respinto e denunciato un tentativo di corruzione per truccare una partita (denuncia che ha fortemente contribuito all’indagine sul calcioscommesse esplosa qualche tempo fa) ricevendo anche in premio la convocazione in Nazionale da parte di mister Prandelli; o ancora più recente, il poliziotto che non ha reagito agli insulti e alle provocazioni del manifestante NoTav, rispettando così l’onore della sua divisa.