Una UE da Nobel

Nelle scorse settimane si è molto discusso sul Nobel per la Pace assegnato all'Unione Europea, per " i progressi nella pace e nella riconciliazione" e per aver garantito "la democrazia e i diritti umani" nel Vecchio continente. Subito c'è chi ha fatto notare la contraddizione della scelta dell'accademia di Oslo: molti dei  paesi Membri infatti sono in passato e anche oggi impegnati in azioni militari e vere e proprie guerre in varie parti del Medio Oriente (vedi Afghanistan, Libia ecc.). 

Inoltre, viene mossa una forte accusa alle istituzioni europee e ad alcuni stati membri economicamente più forti (Germania) di calpestare il principio di auto-determinazione e di autogoverno degli Stati membri a rischio default o giù di lì. Esempio lampante a sostegno sono le forti misure di autorità imposte alla Grecia o le continue spinte internazionali a una possibile candidatura politica di Monti alle prossime elezioni.


È vero: l'Europa fatica ad affrontare la crisi adottando strategie congiunte ed alcuni cominciano anche a mettere in discussione la fattibilità dell'esperienza comunitaria, ma il Nobel arriva per i meriti che i Paesi hanno guadagnato nel passato. Si può certo lamentare un pessimo tempismo all'accademia, ma in questo momento possiamo vedere l'evento come un promemoria dei traguardi che l'Europa ha raggiunto prima come Comunità e poi come Unione di diversi Stati sovrani.


Dopo mezzo secolo attraversato da due Guerre Mondiali, scoppiate entrambe per dinamiche interne al vecchio continente, i Paesi europei hanno messo la parte il loro carattere nazionalista e si sono messi al lavoro per garantire una pace salda e duratura attraverso prima l'unità economica e poi un tentativo, ancora poco riuscito, di unità politica. Finalmente si è riusciti ad unire l'Europa sotto una stessa bandiera, senza che uno Stato prevalesse sull'altro: ogni Membro ha volontariamente ceduto una parte della propria sovranità nazionale a un organo sovranazionale, garante di pace e stabilità interna.


È giusto promuovere critiche e perplessità, ma ritengo che la decisione di assegnare il Nobel per la Pace all'Unione Europea possa essere una spinta in più per riscoprire lo spirito di cooperazione e reciprocità con cui è iniziato questo percorso. L'occasione per guardarsi indietro e trovare la spinta per andare avanti. 


Tutti insieme.



Il premio Nobel per la Pace è stato ritirato (da sinistra)  dal presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, dal presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e dal Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz .

(Foto da tg24.sky.it

Man is back VI

Ditemi la verità: ci eravate cascati?

Avete veramente creduto che il Signor B si fosse messo da parte?

A molti, me compreso, faceva piacere crederlo. E invece rieccoci qui, di nuovo.

Buona parte del Pdl ha subito sollevato le proprie perplessità su una possibile ricandidatura dell'ex-premier per i più disparati motivi: la sua possibile ineleggibilità (vedi decreto liste pulite e processo Ruby in corso); la necessità di rinnovamento all'interno del partito; per non parlare dell'autogol politico rappresentato da una campagna elettorale incentrata sulla demonizzazione del governo Monti (promossa da B), quando lo stesso partito ha votato a favore di tutte le sue riforme.

Vedremo quindi se saranno le prossime elezioni a sancire definitivamente la fine del ventennio berlusconiano, o se dovremmo tornare a sopportarlo per l'ennesima legislatura. Temo che solo quando saranno i suoi stessi luogotenenti a trombarlo (è il caso di dirlo) dal partito e a sistemarlo nella più vicina casa di riposo, ce ne potremo realmente liberare.

Riassumendo, la situazione che avremo di fronte nei prossimi mesi sarà questa:
- subito dopo l'approvazione della legge di stabilità (che, per detta di Alfano, il Pdl approverà) Monti si dimetterà;
- Napolitano scioglierà le Camere e indirà nuove elezioni per Febbraio;
- il Festival di Sanremo sarà spostato per far rispettare la par condicio, con buona pace di Fazio e della Litizzetto;
- ci troveremo di-fronte a uno scontro B vs B (Bersani contro Berlusconi) con una coalizione di centro-sinistra formata da Sel-Pd e il solito tandem Lega-Pdl;
- il professor Mario Monti a fare da outsider appoggiato da Udc e dal partito di Italia Futura di Montezemolo;
- Grillo prenderà buono buono i suoi seggi diventando un possibile ago della bilancia;
- gli altri partitucoli si accaparreranno le briciole.

Vedremo se sono stato un bravo veggente solo a fine Febbraio.

Maya e alieni permettendo...


Ora viene il bello...

Bersani sarà il candidato premier per in centro-sinistra italiano alle prossime elezioni.

Con una schiacciante maggioranza (61.8 % contro 38.8%) ha battuto il "rottamatore" Matteo Renzi, già sindaco di Firenze.

La mia opinione sui candidati è perfettamente espressa da Vauro in questa vignetta, ma ci terrei a sottolineare un paio di aspetti della vittoria del vecchio dirigente.

Malgrado molti auspicassero un cambiamento nel PD, sono contento che questo non abbia portato l'elezione di Renzi come nuovo leader politico. Parliamoci chiaro: non ho niente contro il sindaco di quella che rimane e sempre rimarrà la Mia città e credo che malgrado tutto sia stato (per ora) anche un buon dirigente, ma non posso assolutamente condividere il suo modo la sua visione di politica e il suo modo di porsi nei confronti dei propri avversari e soprattutto alleati. 

Buona parte della generazione di politici cresciuti come Renzi in questo ventennio di non-politica, hanno conservato il suo lato peggiore: privi di qualunque ideale definito di fondo, portano avanti campagne e creano slogan fini a se stessi, non portando proposte complete ma accontentandosi di millantare possibili soluzioni rivoluzionarie ma che di fatto non porterebbero un vero benessere aggiunto. La loro è solo una politica di facciata priva di contenuti.

Se questa deve essere la 'nuova' via per la sinistra, preferisco rimanere sulla vecchia strada con tutti i suoi difetti e le sue vecchie pietre consumate e ancora attaccate al loro posto.

Bisogna però riconoscere a Renzi i suoi meriti: ha portato la sinistra di nuovo a confrontarsi e a mettersi in discussione. Pur uscendone sconfitto rimane lo stesso un punto di riferimento per tutto il partito, come anche tutti gli altri candidati.

Ora bisogna rimboccarsi le maniche (non solo sui cartelloni pubblicitari, caro PierLu) e andare avanti assieme. Bersaniani, renziani, vendoliani, marxisti per Tabacci e ambientalisti della Puppato devono adesso continuare a confrontarsi e proseguire il cammino l'uno accanto all'altro riscoprendo il modo giusto di fare politica.