Personalizzazione politica: un dramma generazionale

"Mandiamoli tutti a casa!!" Enunciava Claudio Bisio dal palco del Festival di Sanremo. Si riferiva agli elettori, ovviamente. E, dopo quello che ho letto in giro per la rete in questi giorni, non posso che essere d'accordo con lui...

Già su Facebook ho più volte espresso la mia idea a riguardo, ma qui voglio ampliare un po' i concetti anche a costo di apparire ripetitivo per alcuni.

Gli elettori nel nostro Paese non votano più per le idee o per una appartenenza, ma solo per la simpatia e la visibilità del leader. In particolare, la mia generazione è nata e cresciuta solo con la figura del leader. Non abbiamo mai avuto veri simboli che ci rappresentassero, come in passato potevano essere la falce e il martello per il PCI, lo scudo crociato per la DC o il garofano per il PSI, per fare alcuni esempi. Non ci siamo mai sentiti appartenenti a qualcosa di più alto della tifoseria della nostra squadra del cuore.

Conosciamo solo i visi e abbiamo solo quelli come riferimento. La priorità per i partiti di oggi è stabilire chi sarà il presidente del consiglio e poi, in base al soggetto, si può buttare giù un programma elettorale. Come se il fulcro che muove tutto il sistema fosse una singola persona e non le idee di una comunità che essa dovrebbe rappresentare.

La personalizzazione del partito è un reflusso dell'ultimo ventennio berlusconiano di cui non riusciamo a liberarci: di tutti i maggiori partiti che corrono alle elezioni, solo il PD e "Fare per fermare il declino" non hanno il nome del proprio leader sul simbolo. Tutti gli altri partiti sembra che debbano associare il proprio simbolo e le proprie idee a un nome per ottenere credibilità.

Discorsi come "Se le primarie le vinceva Renzi votavo PD, ma visto che ha vinto Bersani adesso non so se scegliere Vendola o Grillo" non stanno né in cielo né in terra! Vi sembra che Renzi, Vendola e Grillo abbiamo così tanto in comune? Alle primarie gli elettori hanno deciso che Bersani incarnava meglio le idee che muovevano il partito rispetto a Renzi. Tutto lì. Non è il leader a fare il partito. È il partito, con tutti gli iscritti e i simpatizzanti, che scelgono chi li deve rappresentare. Qualunque altra percezione di rappresentanza politica è, a mio avviso, errata e fuorviante. Non si parlerebbe più di buona politica, ma di politiche puramente personali.

Chi è nato e ha vissuto buona parte della propria vita nell'epoca della personalizzazione politica, come me,  non riconosce nient'altro che i visi e le buone promesse. Non segue più nessuna idea e non sente più alcuna appartenenza. Segue solo le facce persuasive dei leader. Ma una faccia può essere nascosta da una maschera. Le idee no. La mia generazione lo capirà. A sue spese...

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