Pensieri a caldo e saluto di commiato

La morte di Piermario Morosini, giocatore del Livorno, ha scosso il mondo del calcio. Un giovane di 25 anni morto in campo mentre giocava per un infarto. Come si fa ad accettare una cosa simile? Semplicemente non si può. Non voglio addentrarmi nei discorsi che stanno animando le cronache calcistiche (controlli medici inadeguati, defibrillatori in campo, auto parcheggiate che ritardano l'ambulanza ecc.) e non voglio neanche omaggiare il giovane tessendone le lodi in questo mio articolo (altri lo hanno già fatto meglio di quanto potrei mai fare io).

Quello che voglio è esprimere un mio pensiero a caldo dopo aver letto le dichiarazioni di Antonio Di Natale, compagno di squadra di Morosini all'Udinese: "Giocare ogni 3 giorni è molto difficile, il calcio italiano va troppo veloce." Prima di tutto, nutro un grande rispetto per Di Natale sia come bravissimo giocatore che come persona (date un occhio qui), ma devo dire che questa poteva risparmiarsela. Voglio dire: ci sono padri di famiglia che ogni giorno si spaccano la schiena con lavori usuranti, a volte in condizioni costanti di pericolo, per un misero stipendio col quale mantenere la propria famiglia. Non metto in dubbio che inseguire un pallone su un rettangolo verde sia stancante e faticoso, ma visto che vengono pagati profumatamente per fare quello che più amano mi chiedo con quale coraggio si possano lamentare. Di Natale non è il primo a tirare fuori questa questione.


Questo vuole essere un post lampo volutamente polemico. Spero che voi lettori non ve la prendiate troppo. Ma certe considerazioni non riesco a tenerle solo per me.


Detto questo, prima di concludere vorrei uscire dal clima polemico che io stesso ho creato e dedicare un ultimo pensiero al numero 25 amaranto. Credo che un ragazzo come lui se lo meriti (andatevi a cercare la sua biografia se non avete niente da fare). 


Ciao Piermario. Spero che gli angeli sappiano giocare a calcio...

Nessun commento:

Posta un commento