Grazie (per ora) a chi?

Con l'elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso, rispettivamente come Presidente della Camera dei Deputati e Presidente del Senato, sembra che finalmente abbiamo una prova tangibile del tanto sospirato e ricercato 'cambiamento'. Le proposte dei due neo-Presidenti ieri sera a Ballarò sembrano essere solo l'inizio di una lunga serie di tagli e razionalizzazione delle spese della politica.

Ad aggiungersi a questo, vi sono poi le iniziative operate dalla giunta Crocetta in Sicilia, dove, grazie allo Statuto Speciale di cui gode la Regione, sono state abolite le province e dunque tagliate tutte le spese di mantenimento di uffici, personale e rimborsi vari. 

Finalmente si percepisce una reale voglia di cambiare. Ma, visto che noi italiani riusciamo ad essere polemici anche sulle cose positive, adesso giornali e media si dividono su chi sia il reale fautore di questa 'nuova via'.

C'è chi sostiene che senza il Movimento 5 Stelle il PD non avrebbe mai avuto interesse a promuovere le candidature di Grasso e Boldrini e che per mantenere in piedi la sua giunta (in Sicilia il centro-sinistra non ha la maggioranza assoluta nel consiglio regionale) Crocetta sia stato obbligato ad assecondare alcune delle campagne dei grillini, quale appunto l'abolizione delle province. 

Dall'altra parte c'è chi pensa che il PD sarebbe stato promotore di cambiamento anche senza la presenza decisiva del M5S sia in Parlamento che nel consiglio regionale siciliano, forte della spinta rinnovatrice testimoniata dalle primarie per la leadership e per i candidati parlamentari.

Secondo me, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.

Il M5S sta giocando un ruolo importante in questa legislatura, come anche in Sicilia, ricoprendo a pieni voti il ruolo di partito di protesta che ha assunto: deve continuare a punzecchiare i partiti perché facciano le scelte ritenute più vicine e gradite all'elettorato, ma non deve (e per ora lo sta facendo) impedire il funzionamento della macchina democratica rimanendo fissato su principi ideologici che non permetteranno mai alla nazione di uscire dalla situazioni di crisi che sta vivendo (il concetto di 'compromesso storico' non vi dice niente?).

D'altra parte, sono convinto che il PD avrebbe comunque fatto delle scelte di rottura rispetto al passato anche senza la decisiva presenza del M5S, ma di certo non sarebbero state così rivoluzionarie. Non vedo il quindi PD come un 'ostaggio' nelle mani dei 5 Stelle, ma piuttosto considero i grillini quella molla in più che ha portato il PD a fare scelte più coraggiose di quanto non avrebbe fatto in condizioni diverse. 

Le candidature illustri e l'abolizione delle province in Sicilia sono quindi frutto di un lavoro congiunto fra PD e M5S: il PD come competente interprete istituzionale e il M5S come un potente motore che lo spinge. 

Sarebbe bellissimo se tale esperienza potesse verificarsi anche nella formazione del Governo, con Bersani o meno come Presidente del Consiglio. 

In base al risultato elettorale è giusto che Napolitano ascolti le proposte prima del PD e poi, se non si dovesse trovare un accordo in Parlamento, vagliare anche quelle provenienti dalle altre forze politiche. Vi ricordo anche che nel 'semestre bianco' (ultimi sei mesi del suo mandato) il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere.

Mi auguro che gli eletti del M5S escano da questa loro chiusura puramente ideologica e che possano diventare disponibili verso la forza rinnovatrice che si sta dimostrando essere il PD: in passato sono stati commessi grossi errori dalle dirigenze, ma avere pregiudizi così spiccati verso un partito che sta dimostrando in forte rottura coi propri trascorsi mi sembra assurdo.

Spero che il Partito Democratico continui a indicare e tracciare il tragitto per il nuovo corso e che il M5S assicuri una strada dritta e fatta come popolo comanda.


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