Noi Giovani e la politica...

Chissà quanti di voi sanno cosa significa il termine "politica". Secondo Wikipedia "La politica, secondo un'antica definizione scolastica, è l'Arte di governare le società.". Io la vedo più semplicemente come un insieme di principi in base ai quali cui si prendono delle decisioni. Le conseguenze di queste decisioni ricadono poi sulle persone o su gruppi che risiedono in determinati confini. La politica è, dunque, una linea guida, un tracciato o un indirizzo che regola e influenza i rapporti che intercorrono fra più individui e permette la creazione di comunità eterogenee formate da soggetti differenti fra loro con in comune solo alcune peculiarità. Lasciando i paroloni da parte, vorrei adesso concentrarmi su come i ragazzi della mia e delle successive generazioni percepiscono la politica. 


 La cultura politica della mia generazione nasce durante il “ventennio” berlusconiano. Eravamo ancora in fasce quando il terremoto politico dei primi anni '90 sconvolgeva e cambiava radicalmente l'assetto dei partiti. Oggi non ci sono più partiti di massa, espressione di vere realtà sociali caratterizzate da disagi e problemi tipici di una classe sociale e fedeli a una ideologia diffusa. Adesso i partiti sono strutture in cerca di larghi consensi i cui esponenti si mostrano come unici in grado di assicurare un alto benessere ai propri elettori, prive di una qualunque ideologia di fondo e troppo spesso incapaci di cogliere i disagi sociali e comprendere i reali problemi del Paese. Noi giovani conosciamo solo questo tipo di partiti. Vediamo la realtà politica come una realtà lontana e irraggiungibile e i politici come personaggi folkloristici tutti simili fra di loro che inseguono solo il loro tornaconto e se ne fregano del nostro futuro. 


Non abbiamo più fiducia né nella politica né nelle nostre possibilità. Se mai un giovane avesse la malsana idea di confessare ad un adulto: " Sai, a me da grande piacerebbe fare politica", la risposta che avrebbe dai più sarebbe: "Stai scherzando? Mettiti a fare quello che vuoi ma il politico no! Per carità! Per far carriera in quel mondo devi essere senza scrupoli e a scendere a patti indecenti con te stesso e con gli altri. I politici sono uomini senza morale che pensano solo per se e che non hanno mai sudato il loro stipendio a differenza di me. Un bravo ragazzo come te e con le tue doti finirebbe sprecato!". Già. Fare il politico è da pigri incapaci che non hanno avuto voglia di trovarsi un vero lavoro e fare soldi facili. Oppure da cognati avvocati di qualcuno che conta che invece di farsi pagare la parcella chiedono un posto in Parlamento. O ancora, da igieniste dentali disoccupate che qualcuno ha pensato bene di candidare perché riteneva avessero le doti necessarie per fare le politiche. 


Peccato, però, che fare il politico di professione non equivalga necessariamente a saper fare politica! Se a ogni bravo ragazzo di buone speranze viene riproposta la tiritera riportata sopra da ogni adulto con cui parla, per forza la politica rimarrà in mano a degli incapaci! Fare strada in un partito non è semplice e sicuramente comporta enormi sacrifici (probabilmente anche dal punto di vista morale) ma, se nessun volenteroso ci prova, le sorti del Paese rimarranno in mano a parenti ed amici di quelli che già occupano posizioni di rilievo e che non si stanno dimostrando capaci di guidarlo adeguatamente. Tanto vale averci provato che essersi arresi in partenza.


Se tutti lasciano fare la politica agli altri, chi rimane davvero a fare politica? Solo chi ha interessi personali a farla. È da qui che nascono gli stereotipi sui politici e i problemi per il Paese. Noi italiani ne abbiamo generati molti di esempi e adesso stiamo pagando caro i nostri errori...

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